La salita in discesa di Ariccia

L’asfalto liscio e uniforme, leggermente umido. Una strada ampia, alberata, spesso lambita dalla nebbia, soprattutto in autunno e in inverno, nelle prime ore del mattino o a ridosso del tramonto.
Ariccia alle spalle, la rotatoria che si snoda fra la via dei Laghi e Rocca di Papa davanti a noi, ancora nascosta fra le chiome degli alberi. Incomincio a decelerare dolcemente e accosto la macchina a bordo strada.

– Come ti sembra questa strada? –
– Normale…in che senso?-
– È in salita o discesa?-
– Discesa.-
– Guarda adesso che succede.-
Metto il cambio in folle e lascio il freno. L’auto comincia a risalire lentamente la pendenza all’indietro.
– Hai messo la retromarcia?-
– No, ho i piedi sul tappetino!-
– Ma com’è possibile?-

Esattamente: ma come è possibile? Questa è la domanda che in molti si sono posti osservando palloni o bottiglie rotolare in salita, dell’acqua strisciare verso l’alto o macchine sfidare le leggi della fisica lungo la salita in discesa di Ariccia, tratto di strada in salita che esercita sugli oggetto l’influsso che farebbe una discesa e viceversa.

Esoterismo, paranormale e archeologia

Prima di andare dritti alla soluzione scientifica di questo fenomeno, facciamo una panoramica delle teorie che sono state proposte per spiegare la natura della salita in discesa di Ariccia.
Comincio con illustrare il contesto geografico in cui questo breve tratto è collocato, un contesto che evoca un’antichità misteriosa, imbevuta di sacralità ed esoterismo.

Salita Discesa di Ariccia dal Satellite

Osservando la localizzazione della salita-discesa di Ariccia, si possono notare interessanti triangolazioni e allineamenti con alcuni dei siti archeologici più antichi e suggestivi di tutta l’area, in primis l’ex Convento di Palazzola (che sorge sulle spoglie di tempio dedicato al solo e alla luna, nonché teatro di messe nere nel corso del Satanic Panic degli anni ’80-’90) e il Romitorio di Sant’Angelo in Lacu.
Troviamo poi le due grotte preistoriche sul costone del lago Albano, il Monte Cavo -punto di avvistamento di UFO, antica sede del tempio di Iuppiter Latiaris, nonché di un bunker segreto smantellato nel 2004- e il Tempio di Diana Nemorense, sul Lago di Nemi.
A onor del vero, sono moltissimi i luoghi misteriosi e suggestivi non segnalati sulla mappa che costellano il circondario (Emissario del Lago di Nemi, Necropoli del Vallone Tempesta, le Tombe a Grotticella di Rocca di Papa, la Pietra Fattona, la Tagliata delle Grotte Cave e non solo), ma segnalarli tutti avrebbe significato tempestare la superficie di puntine. Questo, però, è sufficiente per dare la dimensione in cui si colloca la salita discesa di Ariccia. Una commistione di archeologia, folklore, leggendo metropolitane e suggestioni corroborate dall’ambiente naturalistico fortemente evocativo e trasognato.
Questo fenomeno ha attirato la curiosità di persone da ogni angolo d’Italia ed accompagnare sul posto le persone che vengono da fuori è stato un compito che ho sempre svolto con l’orgoglio di chi mostra un unicum del proprio territorio. Ma per molto tempo, nessuno ha saputo dare la spiegazione di questo fenomeno.
La direttrice principale da cui si diparte la Strada Provinciale 218 -sulla quale si trova la salita in discesa- è la Via dei Laghi, che conduce da Ciampino a Velletri. Quest’ultima venne inaugurata dal regime fascista nel 1936 ed ufficialmente classificata come la strada più pericolosa del Lazio a causa dell’elevato numero di incidenti mortali che purtroppo vi hanno avuto luogo.

Non ho trovato riferimenti certi, ma possiamo dunque immaginare che la SP 218 sia stata asfaltata e resa carrabile più o meno intorno allo stesso periodo (se qualcuno è in possesso di maggiori informazioni mi contatti attraverso e-mail o sulla pagina ufficiale di Nemora). Ed è  in questo momento che la magia ebbe inizio.
Non sappiamo come e chi siano stati i primi ad accorgersi che qualcosa non tornava, ma possiamo immaginarci lo sgomento nel constatare che in quel tratto di strada sconfiggeva la più solida convinzione dell’umanità: what goes up must come down, come dicono gli inglesi.
Perciò, quali furono le spiegazioni tirate in ballo per dare una risposta a questo mistero? Si parte dalle speculazioni che vertono sull’origine vulcanica del terreno (ricordiamo che al di sotto  degli 11 comuni dei Castelli Romani si trova il Vulcano Laziale, sopito ma pulsante) e che attribuiscono specifiche proprietà magnetiche al sottosuolo, come se una sorta di “grande attrattore” richiamasse verso la cima della salita qualsiasi cosa di trovi in basso. Altri adducono il polo magnetico al bunker NATO del Monte Cavo, oppure a interferenze aliene. Abbiamo poi le teorie circa i fantasmi e quelle che sostengono l’influenza di forze invisibili, che attingono a piene mani dalle sorgenti di potere che scorrono nelle vene dell’antica Via Sacra e nelle vestigia del Tempio di Giove Laziale, che dall’alto tutelano la strada misteriosa.
Dopo anni di fantasticherie selvatiche, infine, io e moltissimi altri abbiamo scoperto la realtà il primo marzo del 1996, in prima serata, grazie a un servizio di Superquark in cui Piero Angela e la sua troupe svelavano il mistero della salita-discesa di Ariccia. Avevo 8 anni e avrei continuato volentieri a sognare ancora per un po’ sugli extraterrestri. Non che la verità, comunque, fosse meno interessante.

Le Gravity Hill

Photo credits: http://www.crprato.it

Strade di questo tipo si trovano in diversi punti del globo e ne abbiamo molteplici eventi anche in Italia.
Nei paesi anglofoni sono note come Gravity Hill, Anti-Gravity Hill o Magnetic Hill, proprio a indicare che le cause attribuite al fenomeno sono state le stesse un po’ ovunque. Magnetismi anomali che generano punti in cui la gravità si infrange e creano errori nella realtà. Errori, sì, perché è così che il cervello umano interpreta la visione delle goccioline d’acqua che risalgono una discesa. Quasi a dire “Ehi, guarda che non funziona così, voi dovreste andare verso il basso.”. Si deve essere rotto qualcosa in un livello profondo e invisibile dell’Universo. E invece no, il problema siamo noi, che percepiamo il concetto di salita in base al confronto fra la direzione della forza di gravita e l’inclinazione del piano del terreno: se la prima è oggettivamente data in modo dalla posizione occupata dall’asse testa-piedi, la seconda -invece- può essere distorta da effetti ottici. Ecco qui la chiave di volta, l’illusione ottica data dal fatto che la discesa è preceduta o seguita da un tratto effettivamente in forte salita che costituisce per l’osservatore un riferimento ingannevole. Le misurazioni altimetriche, a conti fatti, rivelano in modo chiaro e coerente la natura della variazione stradale. Nel caso specifico di Ariccia, per di più,  il tratto anomalo si trova in un punto in cui la vista dell’orizzonte è ostacolata e questo contribuisce ad eliminare ogni riferimento corretto e a favorire la percezione distorta della verticale.
L’illusione data da un piano stradale che muta in maniera subdola, la perdita di riferimenti e il gioco è fatto. La realtà è che è la nostra limitata capacità di processare la realtà a darci l’idea che vi sia un’anomalia in atto. Piuttosto che ammettere l’evidenza (se l’auto sale dobbiamo trovarci in salita) ci affidiamo ai sensi, alle convenzioni e ai bias cognitivi per interpretare quello che succede, anche a costo di attingere dal nostro inconscio più primitivo ed evocare il soprannaturale.
Dal punto di vista psicologico ed evolutivo, è questo il mistero più intrigante di questa faccenda.

Alessandra di Nemora

Ringrazio Saverio Polizzi, lettore che mi ha dato l’idea per la stesura di questo articolo.

Riferimenti:

  • https://it.wikipedia.org/wiki/Salita_in_discesa
  • https://en.wikipedia.org/wiki/Gravity_hill
  • http://www.crprato.it/sito/index.php?option=com_content&view=article&id=39&Itemid=66&jjj=1601019943523 (la splendida immagine del 1978 è stata scattata nel corso dell’indagine di questo gruppo)
  • https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=100247