
In onore del solstizio d’estate, nella mattinata di domenica 22 giugno, il Mercato Contadino dei Castelli Romani ha ospitato l’evento Terra Mater, offerto dall’Associazione Culturale Orechestés. La performance, svoltasi nel suggestivo sfondo del tratto aricino della Via Sacra, ha rappresentato la coniugazione armonica tra le modalità interpretative occidentali e orientali di questa importante fase di passaggio stagionale. Un incontro fra cultura indiana e tradizione locale romana e latina, con lo scopo di esaltare i punti di contatto fra le due popolazioni nella contemplazione dell’elemento sacro nella natura.

Si è iniziato con un inno al dio Ganesh -noto anche in occidente per la sua tradizionale rappresentazione sotto forma di un elefante- paragonato dagli studiosi per i suoi attributi al nostrano Giano bifronte, divinità delle vie e degli inizi.
La danza era divisa in tre sezioni, la prima costituita da un mantra in cui si ringrazia Jagannath, entità fortemente connessa ai boschi in quanto vede la sua natura originaria in un albero e assurta in un secondo momento al grado di divinità .

Nella seconda parte la danzatrice ha eseguito una serie di movimenti rituali toccando il suolo, chiedendo perdono alla Madre Terra in quanto durante la danza è costretta a percuoterla con i piedi; nella terza e ultima parte è stata effettuata la benedizione dello spazio in cui si è danzato.

Terminata la sezione dedicata a Ganesh/Giano, si è passati a un breve inno dedicato a Matangi, signora delle foreste, per concludere infine con una danza dedicata alla dea Miakshi, la quale nell’iconografia induista viene rappresentata con tre seni, caratteristica che curiosamente condivide con la donna rappresentata nel tradizionale dolce simbolo delle città di Frascati.

Gli inni e le danze indiane sono state inframezzate dalledeclamazioni dedicate alle divinità del pantheon romano. La prima lirica è consistita in un omaggio a Giove, prendendo ispirazione dal tempio di Iuppiter Latiaris –Giove Laziale– che sorgeva proprio sulla Via Sacra, il quale ha rappresentato per centinaia di anni un importantissimo centro religioso per i romani e i latini. La seconda poesia era invece dedicata a Demetra, signora del grano, alla quale ci si appella auspicando in un raccolto generoso.

In conclusione, non possiamo che apprezzare questa rappresentazione volta a mostrare come le civiltà appartenenti a due aree molto distanti geograficamente, l’India da una parte e Roma con le popolazioni latine dall’altra, siano sostanzialmente accomunate dalla medesima riverenza verso la Madre Terra e l’avvicendarsi delle stagioni.
Nemora,
Alessandra
Magari si potessero ripetere queste manifestazioni!!!
Grazie, bello ed interessante.