La Fortezza Medievale di Rocca di Papa

Rocca di Papa è uno di quei rari luoghi dei Castelli Romani in cui, per i forestieri, è ancora possibile entrare in un bar e non comprendere le conversazioni che si stanno svolgendo.
L’influenza di Roma e -di conseguenza- la sua parlata e il suo accento, nel corso degli ultimi decenni hanno fagocitato gran parte delle inflessioni dialettali locali dei Colli Albani. Si tratta di un processo linguistico naturale e attivo a livello globale: il mutamento linguistico si propaga a partire dal centro di potere e, con la Capitale a pochi chilometri e i canali di comunicazione e di trasporto crescentemente integrati, era inevitabile che ciò accadesse con il passare del tempo.
Eppure, ci sono alcune aree in cui è stata conservata una certa esclusività linguistica. Indubbiamente in parte ha contribuito l'”isolamento geografico” (con molte virgolette, se consideriamo l’epoca e il contesto), in parte c’è qualcosa di più, come William Labov ci insegna.
Conservare il dialetto è sintomatico di un’identità orgogliosamente separata. E per quanto ad oggi sia spesso considerato come sinonimo di ignoranza, in realtà la capacità di padroneggiare il proprio dialetto è un valore aggiunto. Il solo confronto comparato dei dialetti consente di ricostruire gli stadi più arcaici di una lingua. Si tratta di capitoli di storia, di puro retaggio culturale. Di nuovo, si tratta di identità, di radici che si definiscono per contrasto.
Perché questo incipit? Oggi andremo a parlare di uno dei sti archeologici che incarna l’anima antica degli interi Castelli Romani, l’identità più autentica, e lo fa custodendo i suoi segreti nell’involucro di un castello: la fortezza medievale di Rocca di Papa, nota anche come fortezza pontificia o, ancora, fortezza degli Annibaldi.

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Contesto geografico e origini

La fortezza è situata presso i Campi di Annibale e si sviluppa su un’altura che sovrasta un panorama mozzafiato, l’antica Arx Aesulana, luogo in cui era collocato il collegio dei Sacerdoti cabensi, preposti al culto di Giove Laziale e alla celebrazione delle Feriae Latine, nonché quello delle Virgines Arcis Albanae , dalle quali ebbero origine le vestali istituite a Roma da Numa Pompilio “secondo il rito albano”. Sulla vetta del Mons Albanus -oggi denominato Monte Cavo– i Latini, gli Equi, i Volsci e le altre popolazioni della Lega Latina si incontravano per pregare e rendere gli auspici al Giove presso il tempio di Iuppiter Latiaris. Dell’antico santuario posto sulla vetta del Monte Albano oggi nulla è più visibile, salvo alcune file di grandi blocchi squadrati di pietra che ne delimitavano il perimetro, alloggiati attualmente fuori posto rispetto alla collocazione originaria.
La storia dell’abitato di Rocca di Papa ha -dunque- origini remotissime, che lasciano tracce indelebili nella toponomastica. È importante notare, di fatti, come l’attuale titolo della vetta, “Cavo”, derivi da Gabo, a sua volta derivante da Cabum, ovvero il nome dell’abitato protostorico latino sviluppatosi fra l’età del bronzo finale e la prima età del ferro (XII-VIII secolo a.C.) proprio ai piedi dell’Arx Aesulana. È pertanto errata la convinzione popolare che vuole il Monte Cavo così denominato in quanto vuoto (cavo, appunto), a causa del bunker che per decenni ha ospitato il Centro Operativo dello Stato Maggiore dell’Aeronautica e di cui oggi restano circa due chilometri di gallerie chiuse al pubblico. Sembra, inoltre, che anche la via Latina avesse come punto d’arrivo proprio Cabum (in etrusco Cape), da cui deriverebbe anche il nome della porta delle antiche mura repubblicane di Roma, Porta Capena, posta ad un crocevia di antiche vie di transumanza.Il momento di massimo splendore del tempio di Giove Laziale si ebbe sotto l’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo (sovrano dal 535 a.C. al 509 a.C, ne abbiamo parlato in dettaglio nell’articolo dedicato alla battaglia del Lago Regillo) , il quale aveva ben chiaro il valore politico del santuario. Nel tempo la città di Cabum, tuttavia, subì la medesima sorte delle altre città latine e cedette alla pressioni bellicose di Roma. Infine, perse ogni potere e fu distrutta: di essa rimase solo l’Arx Aesulana, conservata quasi integra fino al IV secolo d.C. Nei secoli successivi all’antica Arx venne dato il nome di “Rocca de Monte gavo” e di “Castrum de Montis albani”. A ulteriore suggello della supremazia di Roma sulle popolazioni latine, nel 507 a.C. venne fondato il tempio di Iuppiter Capitolinus (Giove Capitolino) sul Campidoglio volto a sostituire quello di Mons Albanus, che assunse un ruolo del tutto secondario.
L’accesso alla fortezza è possibile da un cancello situato in via dell’Osservatorio 40, nei pressi del Museo delle Geoscienze Rocca di Papa. Man mano che si risale la rupe tufacea, si schiude una vista di una bellezza tale da stringere il cuore: alle spalle abbiamo il Maschio delle Fate, la cima più alta dei Castelli Romani (956 mt s.l.m.), che si congiunge sulla linea dell’orizzonte con Monte Cavo, spalleggiato da Prato Fabio; sulla sinistra si spalanca la maestosità azzurra del lago Albano; davanti a noi troviamo l’immensità di Roma e, infine, a destra la grandezza silenziosa e brulla di Tusculum.
Siamo nell’epicentro della nostra Storia.

L’epoca medievale

Le prime notizie circa l’esistenza di una rocca fortificata risalgono al periodo medievale, quando si documenta l’esistenza del Castrum qui dicitur Monte Cabum, dove papa Benedetto IX si rifugiò dopo essere stato espulso da Roma nel 1044. Nel 1090, la rocca era passata per certo sotto il dominio dei conti di Tuscolo; successivamente passò ai Frangipane e infine alla Chiesa durante il pontificato di Eugenio III (1145-1152). L’occasione del soggiorno dello stesso pontefice presso la rocca diede origine al toponimo attuale, Rocca di Papa. A seguito della distruzione di Tusculum (1191), al di sotto della Fortezza sorse un nucleo abitativo fondato dagli sfollati della vicina città, consolidato poi dallo stanziamento in loco delle truppe di Ludovico il Bavaro (1328).
Grazie alla sua posizione strategica, Rocca di Papa divenne una potente fortezza nella campagna romana, controllata in successione da varie potenti famiglie dell’Urbe. Prima vi furono gli Annibaldi, seguiti dai Colonna, i quali fronteggiarono i tentativi di conquista da parte degli Orsini, dei Caetani e dei Borgia. Durante il sacco di Roma del 1527 l’imperatore Carlo V imprigionò alcuni romani nella rocca, la quale fu fortemente danneggiata da Pier Luigi Farnese nel 1541, che in quegli anni era impegnato a mettere a ferro e fuoco la campagna romana.
Dal 1554 al 1584 la proprietà passò nelle mani di Marcantonio II Colonna e un incendio -nel 1577- devastò quasi completamente il luogo, il che condusse la fortezza a un graduale abbandono. Come accadeva spesso all’epoca, il sito venne utilizzato come cava di materiali e terreno agricolo, occorrenza che contribuì fortemente al suo degrado.
Il dominio dei Colonna restò incontrastato per secoli, eccezion fatta per il brevissimo periodo che seguì al 30 aprile 1855, momento in cui la popolazione locale, stanca delle pesanti imposte richieste dalla famiglia romana, si ribellò proclamando la Repubblica di Rocca di Papa. La rivolta fu presto sedata dall’arrivo delle truppe pontificie e presto tutto rientrò nella norma.
Nel 1889 quel che restava del sito sito rischiò di essere completamente raso al suolo quando il comune di Rocca di Papa cedette l’area a un costruttore. Tuttavia, grazie all’opposizione dei Colonna, il contratto fu annullato.

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L’indagine archeologica e gli scavi

La rocca e la fortezza, come abbiamo visto, hanno una storia lunga e travagliata. Purtroppo le vicende e il passare del tempo non sono stati clementi con questa area, della quale rimangono scarse rovine, sormontate da una croce in ferro che comunica, in linea d’aria, con quella situata in vetta al Monte Tuscolo. A partire dal 2008 il sito è stato oggetto di scavi archeologici, proseguiti poi nel 2010.
Le ricerche si sono concentrate su diverse aree della fortezza, con l’obiettivo di chiarire la planimetria del complesso che ricopriva l’intera altura ed era suddiviso in due aree principali, ovvero l’edificio centrale e le mura di cinta.
I resti del bastione centrale, in particolare, mostrarono una configurazione complessa, caratterizzata da importanti variazioni di quota tra i diversi ambienti, alcuni dei quali parzialmente sotterranei, collegati tra loro da scale e rampe, e talvolta strutturalmente sovrapposti.
Gli interventi hanno rivelato le diverse epoche delle strutture, sottoposte a rimaneggiamenti più volte nel corso dei secoli.
Ripercorriamo i punti salienti, in modo tale da poter dare una chiave di lettura di quel che ne resta oggi. Le informazioni che seguono sono tratte principalmente dal documento Indagini archeologiche nella Fortezza di Rocca di Papa (Roma), in Lazio e Sabina 9, a cura di G. Ghini, Z. Mari.

Fonte immagine: paper Indagini archeologiche nella Fortezza di Rocca di Papa (Roma), in Lazio e Sabina 9, a cura di G. Ghini, Z. Mari

Torre Sud e Torre Nord

Le due torri circolari della fortezza, conosciute come Torre Sud e Torre Nord, rappresentano le strutture principali del complesso e hanno subito diverse fasi di costruzione. Anticamente le torri erano quattro in totale, sappiamo per certo che la Torre Est crollò assieme a una parte della rupe.
La Torre Sud, situata nella parte meridionale del sito, mostra due fasi principali. La fase più antica è caratterizzata dall’uso di materiale di recupero, tra cui un pilastrino con decorazione ad intreccio vimineo risalente all’età altomedievale. La seconda fase è rappresentata da una sopraelevazione in blocchi regolari di tufo. Questa torre chiudeva un settore della rocca che probabilmente comprendeva un ingresso situato a nord-est, identificato con strutture rinvenute immediatamente a nord della torre stessa. Questo ingresso, sebbene realizzato in una fase tarda, è significativo per la sua connessione con la porta di accesso meridionale alle città, conosciuta come la Portella, che consentiva una difesa efficace dell’abitato sottostante e una facile connessione con la viabilità extraurbana.

La Torre Nord presenta similmente due fasi costruttive. La prima fase vede la costruzione di una struttura semicircolare con profilo a scarpa (ovvero inclinato alla base) e muratura esterna regolare in grandi blocchi di tufo, mentre la seconda fase consiste in una sopraelevazione tardo-medievale realizzata con materiali di reimpiego. Originariamente, il piano di calpestio interno della torre era costituito da un battuto su banco tufaceo. Successivamente, la torre fu modificata con l’inserimento di un piano di cottura, probabilmente parte di una piccola fornace, che suggerisce un’attività di lavorazione, probabilmente del vetro o del ferro. In seguito, la torre venne progressivamente abbandonata e utilizzata come discarica in epoca post-medievale.

Le indagini archeologiche hanno confermato che la rocca ospitava attività di lavorazione di ferro e vetro nelle sue fasi più tarde. Durante gli scavi nella Torre Sud e in altri ambienti, sono stati trovati abbondanti scarti di lavorazione, tra cui scorie di ferro, frammenti di vetro e un piccolo crogiuolo utilizzato per la fusione dei metalli. Inoltre, sono stati ritrovati vari oggetti in bronzo e ferro, tra cui elementi di forniture militari, come parti di elmi rinascimentali, bardature per cavalli, e persino una cotta di maglia conservata quasi integra. Questi reperti suggeriscono che, durante le ultime fasi di occupazione, la rocca fosse attivamente utilizzata come officina per la lavorazione del metallo, probabilmente utilizzando materiali recuperati dall’arsenale e dalle strutture in demolizione del fortilizio.

Questa attività industriale trova conferma anche nella mappa di Eufrosino della Volpaia del 1547, in cui è indicata la presenza di una “Ferriera” sulle pendici del Monte Cavo, che potrebbe essere associata a queste operazioni di lavorazione all’interno della rocca.

Ambienti Interni

Gli ambienti interni della fortezza, indicati nella mappa come ambienti C, D ed E, mostrano tracce di adattamenti e utilizzi successivi. L’ambiente C, ad esempio, sembra essere stato utilizzato in una fase tarda come ricovero per animali, come indicato dalla presenza di una mangiatoia. Questo ambiente è caratterizzato da strutture che si addossano al banco tufaceo e da un pavimento in pezzame lapideo.

L’ambiente D era originariamente parte di una cisterna più grande, come indicato dalla presenza di rivestimenti in malta idraulica. In seguito, venne trasformato in un vano rettangolare con l’aggiunta di una parete occidentale in blocchetti di leucitite. Anche questo ambiente fu probabilmente riutilizzato come stalla durante il XVI secolo, come suggerito dalla presenza di una mangiatoia monolitica in tufo.

L’ambiente E, invece, è uno spazio triangolare creato durante un ampliamento della fortezza nel tardo XIV secolo. I materiali ceramici ritrovati in questo ambiente, tra cui frammenti di maioliche arcaiche, confermano che questa fase edilizia appartiene a un periodo posteriore.

Cisterna

La cisterna a due vani, situata nella parte centrale della fortezza, è composta da strutture in opera listata con filari alternati di blocchetti in leucitite e laterizi, rivestiti con malta isolante. Le strutture mostrano diverse fasi costruttive, con modifiche che includono la creazione di un’ampia apertura ad arco che collegava i due vani e l’aggiunta di una nuova copertura. Questa cisterna, che inizialmente serviva come riserva d’acqua, fu in seguito adattata per altri usi, probabilmente come magazzino per derrate alimentari, durante le ultime fasi di occupazione della fortezza.

Il torrione

Il Torrione, situato nel punto più elevato della rocca, è stato gravemente compromesso da attività di spoglio e interventi moderni. Tuttavia, le indagini archeologiche hanno rivelato una stratificazione complessa, con fondazioni in blocchi di tufo che potrebbero risalire all’età arcaica (VII-VI secolo a.C.). Fu proprio questa porzione in tufo ad attirare la mia attenzione la prima volta che visitai la fortezza. Di fatti, questo è il punto sommitale dell’intera altura e la possibilità di dominare da qui tutte le direzioni, unitamente agli allineamenti con gli altri punti sacri del territorio e alla presenza di quel blocco di tufo intagliato in maniera peculiare, sussurrava una storia più antica sepolta al di sotto dell’impianto medievale. Come abbiamo visto qualche paragrafo fa, la mia intuizione era corretta, e l’ipotesi è corroborata dal ritrovamento di alcuni frammenti fittili e lastre marmoree con epigrafi e cubilia (blocchetti in pietra) di epoca romana.

Conclusioni

Le indagini hanno dunque rivelato che la fortezza di Rocca di Papa ha subito numerose modifiche nel corso dei secoli, con una struttura iniziale probabilmente risalente al periodo alto-medievale (476 d.C. – 1000 d.C.) e romanico (XI-XII secolo d.C).
Le fasi successive vedono una ristrutturazione del complesso fortificato in chiave difensiva, in particolare durante il XIII secolo, sotto il dominio degli Annibaldi. Le evidenze di attività artigianali, come la lavorazione del ferro e del vetro, offrono un affascinante sguardo sulle funzioni che la fortezza svolse nel corso dei secoli.
La sua storia travagliata è testimoniata dai ritrovamenti tipici di un campo di battaglia: una spada in ottime condizioni, una cotta in maglia di ferro e bronzo, notevoli frammenti di armature, elmi e punte di lance, frecce e dardi, una palla di cannone in ferro spaccata in due per difetto di fusione, una palla in tufo litoide ed altri proiettili da catapulta.
Quello che colpisce oggi della rocca è quanto poco sia conosciuta fra gli abitanti dei Castelli Romani. Eppure, si trova proprio nel cuore del paese. Nonostante il panorama mozzafiato, questo luogo non attira flussi di visitatori né di abitanti locali. Difficilmente ho incontrato gruppi di persone quassù.
Spesso c’è solo il vento a fare compagnia ai resti che emergono dal terreno.
A pensarci, mi viene in mente il dipinto Reminiscenza archeologica dell’Angelus di Millet, di Salvador Dalì, che raffigura due strutture in pietra diroccate con le fattezze di contadini a capo piegato, intenti nella preghiera. Alle loro spalle, si apre un paesaggio sterminato immerso nel crepuscolo.
E intorno regna un silenzio che ha il sapore di una meritata tregua.

Alessandra

Fonti e risorse:

  • Indagini archeologiche nella Fortezza di Rocca di Papa (Roma), in Lazio e Sabina 9, a cura di G. Ghini, Z. Mari, Roma 2013, pp. 197-203
  • http://www2.comune.roccadipapa.rm.it/pagina/fortezza-degli-annibaldi-relazione-tecnica-degli-scavi
  • https://www.castellinotizie.it/2024/07/04/la-fortezza-medievale-di-rocca-di-papa-riapre-straordinariamente-al-pubblico-per-4-domeniche-lingresso-e-libero/
  • https://www.comune.roccadipapa.rm.it/home/esplorare/storia-ed-arte/aree-archeologiche/fortezza-medievale/
  • www.romanoimpero.com/2021/05/sacerdoti-cabenses.html
  • www.decumana.it/i-castelli-romani/rocca-di-papa/
  • https://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/altro/Cabum.html
  • https://unaltroambiente.it/controcopertina-gennaio-2024/