Il Complesso Megalitico di Poggio Rota

La Maremma si distendeva davanti a noi, con i suoi campi macchiettati d’autunno.
Mezzogiorno di silenzio. Una stradina con grossi ciottoli bianchi, qualche gregge, delle nuvole cariche di pioggia in un cielo che non prometteva nulla di buono.
Ci dirigevamo così verso Poggio Rota, a pochi chilometri da Pitigliano (in provincia di Grosseto), la celebre città del tufo e delle Vie Cave Etrusche.
Il sito megalitico di Poggio Rota fu identificato per la prima volta dallo studioso Giovanni Feo, nel 2004: fino a quel momento le pietre che sormontano il piccolo rilievo perso nei campi avevano nascosto con cura la loro veste di sacro osservatorio astronomico.
Il navigatore GPS ci segnala che siamo arrivate, accostiamo l’auto e ci incamminiamo nella campagna toscana, guardandoci intorno spaesate. Non c’è nessuno cui chiedere, l’unico elemento animato è un trattore rosso in movimento lungo l’orizzonte. Ma a volte basta lasciarsi andare, affinché il territorio si lasci “leggere” e schiuda i suoi segreti. Ripassai mentalmente ciò che sapevo su questo luogo misterioso e affascinante.

Menhir e Allineamenti Solari

Poggio Rota è nota come la Stonehenge italiana, denominazione che onestamente trovo un poco svalutante nei confronti del sito nostrano, come se non fosse degno di uno status proprio e autonomo. Anche se, per lo meno, ha il pregio di veicolare in modo efficace la natura di questo luogo: si tratta, di fatti, di un complesso costituito da 10 megaliti ricavati da un unico blocco tufaceo, sulla sommità di una collinetta.
Questi menhir sono un’opera risalente alla Cultura di Rinaldone, la quale dominò l’area in in periodo che si estende dal 4.000 al 2.000 a.C.: la data più probabile per la realizzazione del sito è attestata intorno al 2.700 – 2.300 a.C.
La particolarità che rende speciale Poggio Rota risiede nella funzione che questo complesso megalitico ricopriva.
Le enormi pietre intagliate sono disposte e modellate in modo tale da fungere come puntatori solstiziali ed equinoziali, ricoprono cioè il ruolo di un’enorme meridiana cosmica, finalizzata a tracciare e celebrare lo scorrere delle stagioni e i cicli di morte e rinascita del dio-Sole.
Onorare questi momenti di passaggio era fondamentale per le culture del preistoriche in quanto, se il Sole non avesse tenuto fede ai suoi ritmi,  si sarebbe arrestato l’avvicendarsi delle stagioni, eventualità che avrebbe messo a repentaglio la sopravvivenza di tutta l’Umanità.
Basti pensare a quali danni irreparabili all’agricoltura causerebbero un inverno o un’estate senza fine.
Era bene, perciò, assicurarsi che l’astro sacro attraversasse tutte le sue trasformazioni, varcando i portali cosmici che segnano il passaggio da una stagione all’altra: i Solstizi di Inverno ed Estate e gli Equinozio di Primavera e Autunno.
Avevo minuziosamente scandagliato tutte le immagini disponibili sul web e sui libri, avevo raccolto le informazioni fondamentali per capire e interpretare la sacralità di Poggio Rota.
Ero venuta a conoscenza del fatto che dalla sua sommità fosse possibile osservare tutti maggiori rilievi dell’Etruria antica e moderna: il monte di Canino,  il monte Amiata, il promontorio del Labbro, il Monte Becco, il Voltone, Poggio Buco e infine la rupe di Cellena.
In particolare, dagli studi era emerso uno specifico focus direzionale verso il Monte Amiata, probabilmente in virtù del fatto che nella sella formata dalle sue due vette, all’epoca della Cultura di Rinaldone, si adagiava la stella principale della Costellazione del Drago, Thuban, la quale -5.000 anni fa- costituiva l’indicatore del Polo Nord celeste e rappresentava, dunque, la Stella Polare. Il Monte Amiata, nei millenni, ha sempre esercitato un forte influsso sulla sensibilità spirituale dei popoli che hanno abitato i territori circostanti, anche in tempi recenti: basti pensare alla scelta da parte di Davide Lazzaretti di fondare qui la comunità mistica giurisdavidica nell’Ottocento, oppure alla presenza odierna del Monastero Tibetano sulle pendici del monte.
Sapevo che l’intero complesso è perfettamente allineato con il tramonto del Solstizio d’Inverno e con quello della stella Sirio, il cui tramonto -nel III millennio a.C.- avveniva praticamente nel medesimo punto del sole solstiziale.
Sapevo che proprio il 21 Dicembre (o il 20, a seconda dell’anno), la luce morente avrebbe lanciato un ultimo, indugiante, raggio di luce attraverso le fenditure dei monoliti, andando a raggiungere la vaschetta ricolma d’acqua piovana -probabilmente utilizzata come specchio riflettente per osservare la volta celeste- sita sul lato occidentale della collinetta.
Ero a conoscenza degli allineamenti fra i menhir e le vette circostanti nei tramonti dell’Equinozio di Primavera e di Autunno, nonché dei giochi di luce che si potevano osservare il 2 Febbraio, nella Festa della Candelora, quando già anticamente si celebrava il passaggio di 40 giorni dal 25 Dicembre e si celebrava la rinascita sempre più manifesta del Sole (dunque, l’allungarsi delle giornate) accendendo fiaccole e candele da portare in processione.
Formalmente sapevo tutto. Mancava l’incontro con il genius loci.

Megaliti dell’Ordine Cosmico

Ci aspettavamo di raggiungere Poggio Rota approcciando l’altura dalle sue spalle e trovandoci di fronte la spianata tufacea ad attenderci, ma non è stato così.
Disincentivate dal filo spinato e dai cani da pastore, abbiamo fatto un rapido dietro front, per tornare alla base della collinetta: non restava che scalarla arrampicandoci nel sottobosco, scivolando sul fitto tappeto di foglie brune e sostenendoci con i rami secchi offerti dagli alberi.
Quando oramai cominciavo a convincermi che ci stessimo dirigendo nel verso sbagliato, improvvisamente i primi menhir spuntarono fra le fronde. Una fila di rocce alte 3 metri, costellate di incisioni rupestri (coppelle), a formare una schiera. Custodi ieratici, una fila di soldati armati di lancia, con gli scudi squadrati serrati e lo sguardo rivolto verso l’orizzonte. La risalita si fece più lenta, quasi avessimo paura di risvegliare quei guardiani antichi.
Indugiamo un istante prima di immergerci nel cerchio di rocce. La sensazione è quella di attraversare un varco, un portale verso una dimensione alterata e sospesa. Ci si ritrova al centro di un corridoio di luce, abbracciati dalle Quattro Direzioni e dai Venti modulati dalle stondature e dagli intagli dei monoliti.
Totalizzante, estatica, esperienza. Ed eccoli, tutti i punti di repere del territorio, la vaschetta per la raccolta della sacra acqua piovana -che meraviglia deve essere stato osservare il cielo notturno e inviolato riflesso qui dentro!- e quella sensazione di contatto con le radici della Vita.  Un desiderio forte e improvviso: voglio provare a vedere il complesso dall’alto.
Facendo attenzione ci arrampichiamo sul monolite più alto e ci sediamo a gambe incrociate. Da qui sembra tutto un labirinto cangiante di pietra, luci e ombre.

– Ho come un’impressione di inutilità addosso.-
– In che senso?-
-Come se le cose al di fuori di questo luogo non importassero.-
-Forse perché un tempio naturale di questo tipo si appella a dei fabbisogni talmente antichi e condivisi dalla specie umana, da rendere il resto superfluo. L’importante è che il sole rinasca, per fornire calore e fertilità. L’importante è “aiutarlo” nel suo ritorno, celebrandolo e assistendolo. L’importante è custodire i cicli dell’Universo, pilastri del Creato e presupposto primario per la Vita.-
-Può darsi…accidenti, ma lo senti che caldo? Il cielo si è aperto all’improvviso.-

Restammo così, esposte agli elementi e alla luce, forse per mezz’ora, forse un’ora, forse per tre.
Là, dove il Sole viene cullato e accudito dagli Uomini e dai Monti. Là, dove gli antichi giravano la Ruota del Tempo. Là, in un campo remoto della Toscana, dove dieci dita di roccia trafiggono il costato del Cosmo, per suggerne la linfa. Axis mundi primordiale. Cerniera della volta celeste.

Alessandra di Nemora

Un ringraziamento speciale a Valentina: per aver camminato accanto a me nelle Vie Cave, per aver guadato un fiume al buio armata solo di instabilità e torcia, per aver saputo mettersi in ascolto di questo luogo antico e -soprattutto- per avermi arricchita di tante domande a cui non ho saputo rispondere.

Clicca qui per l’elenco aggiornato delle escursioni e dei prossimi seminari in programma:

Per una visione complessiva ed esaustiva del sito archeologico di Poggio Rota si consiglia la visione di questo video Walkthrough fra i monoliti.

Linkografia e Risorse Utili

  • https://archeotime.com/2015/06/16/poggio-rota-la-stonehenge-italiana/
  • http://www.sbresearchgroup.eu/index.php/it/articoli-scientifici/111-l-enigmatico-sito-di-poggio-rota-una-stonehenge-italiana

4 commenti su “Il Complesso Megalitico di Poggio Rota”

      1. Bellissima descrizione della scoperta di questo luogo antichissimo.
        Cercavo i dolmen vicino a Saturnia e mi sono imbattuto in questo sito che non sapevo
        14/4/24

      2. sono felice che abbiate goduto del creato avete regalato alla vostra anima un’immensa emozione e l’avete tramandata agli altri non a tutti è dato vedere ma chi ha il cuore puro capirà i segni eterni che ci tramandiamo dalla nostra creazione un abbraccio ed un grazie per la scoperta del luogo serve la chiave per aprirli forze antiche ce ne tramandano il segno tenendole in mano per ricordarci l’amore supremo di dio

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